Basta e avanza la frutta, oppure no?

{jcomments on}25 Novembre 2009

Domande importanti su cereali, carboidrati e frutta

 

Ciao Valdo,

Ti scrivo dalla Sardegna e per prima cosa voglio esternarti tutta la mia simpatia e stima.

Apprezzo tantissimo il tuo modo schietto e sincero di esporti e spero che continuerai a lungo a scrivere nel tuo blog.

Da circa un anno e mezzo mia moglie ed io ci siamo avvicinati al mondo vegetariano grazie alla lettura del libro di Max Gerson prima, e a quello di Arnold Ehret poi, riguardante la dieta senza muco.

In quest’ultimo i cereali sono considerati poco indicati per l’uomo.

Al momento attuale ci fidiamo della pasta integrale.

Volevo pertanto chiederti quali fonti di carboidrati posso considerare con più tranquillità, oppure se la frutta basta e avanza nella nostra dieta.

 

Un saluto.

Pierangelo Denughes

 

Quesiti che si ripetono e che riguardano tutti i praticanti e i novizi del settore vegano

 

Ciao Pierangelo, grazie per la simpatia che ricambio ben volentieri con tanto di interessi.

Ho scritto diverse cose sia sui cereali che sulla frutta, anche con titoli espliciti.

Ti ho spedito ieri le mie tesine, e se hai un po’ di pazienza, troverai quanto ti serve.

Visto però che hai posto i tuoi quesiti con sintesi ed efficacia, e che la tua domanda ha valore notevole per tanti, vedrò di risponderti al meglio.

 

Ehret e Gerson sono da considerarsi tra i grandi della Medicina Responsabile 

 

Mi parli di Gerson e di Ehret, due grandi medici tedeschi che impazzano più in America che nella stessa Germania. Un po’ come Luigi Alvise Cornaro da Venezia (1475-1566), che in America considerano sullo stesso livello di Leonardo Da Vinci in fatto di salute ed alimentazione, per il suo fondamentale libercolo Intorno alla vita sobria, e che da noi in Italia, Laguna Veneta inclusa, è illustre sconosciuto.

 

 

 

Un grande specialista del settore oncologico

 

Il dr  Max Gerson (1891-1959) è più terapeuta e sperimentatore, specializzato nel settore oncologico, ed in particolare nel recupero dei casi più estremi e disperati di cancro, quelli ai limiti della cachessia, quelli che le stesse cliniche igienistico-naturali degli allievi di Shelton non accettano in cura, visto che le soluzioni digiunistiche affretterebbero praticamente la dipartita del paziente verso migliori lidi, compromettendo l’altissimo record  statistico di guarigioni complete e perfette  che i loro centri salutistici registrano.

 

Qualche suo rimedio al di là dei limiti etici, come accade spesso ai teraputi

 

E’ antipatico dire preferisco questo a quello. Parliamo infatti di medici superlativi e straordinari che hanno lasciato il segno, e di cui si continuerà a parlare per secoli, ed in più di due medici squisitamente fruttariani. L’unico neo di Gerson, che è poi il limite ed il rischio di tutti i terapeuti, è quello di voler sperimentare ogni sorta di rimedio, andando a volte anche al di là dei limiti etici che i grandi fruttariani sempre rispettano.

Inserire nelle sue cure a volte persino il fegato o altri organi animali, mi impedisce di apprezzarlo in modo incondizionato e profondo come vorrei. Certi terapisti, pur di strappare il risultato che si prefiggono, inserirebbero nelle cure persino l’anima dei defunti, non solo il fegato, andando al di là di ogni limite di carattere etico.

 

Personalmente mi sento assai più ehretiano che gersoniano

 

Resta il fatto che Gerson era uno sperticato difensore della dieta fruttariana per tutti, ed in particolar modo per i malati di patologie tumorali e cancerogene. 

Diciamo pure che metto personalmente Arnold Ehret (1866-1922) un gradino sopra Gerson, in fatto di livello qualitativo teorico e divulgativo, in fatto di insegnamento ed esempio etico, senza per questo scalfire la grandezza indiscussa del suo connazionale.

 

L’indispensabilità di una avanzata etica terapeutica

 

Nella mia visuale di etico-salutista, non si può prescindere dall’aspetto etico.

Troppa gente al mondo, con l’ansia di guarirsi o di guarire, con l’alibi dell’emergenza e di voler ergersi a protagonista di miracolosi recuperi, è disposta a stravolgere ogni limite ed ogni principio, ricorrendo a sostanze e a pratiche a volte anche abominevoli, ignorando che la vera guarigione, quando essa è possibile, proviene sempre e soltanto grazie al sistema immunitario del paziente, molto più che all’abilità terapeutica o chirurgica di chi lo ha in cura.

 

Occorre valutare ogni autore inserendolo nel suo ambiente e nel suo momento storico

 

Detto questo, veniamo alla tue domande specifiche.

Quando Ehret parla di cereali che acidificano e quindi causano muco, occorre fare alcune distinzioni.

Non è che pretendo di correggere l’opera del medico di Friburgo, ma c’è un po’ di esagerazione in queste sue affermazioni. 

Occorre anche tener presente che in quel periodo, la seconda parte dell’Ottocento, il mondo stava evolvendo rapidamente verso la cerealicoltura, e verso la meccanizzazione agricola, per cui impazzavano i cereali e le trebbie, e nascevano le prime stalle e i primi macelli a carattere industriale.

Si trattava di una cerealicoltura finalizzata principalmente all’allevamento del bestiame.

Contemporaneità col maggior fruttariano di tutti i tempi, col prof Hilton Hotema.

 

Non è casuale che il più grande fruttariano di tutti i tempi moderni, il dr George Clément, alias Hilton Hotema (1878-1970), fosse contemporaneo di Ehret e delle sue problematiche.

Tecnicamente parlando, sappiamo tutti che il sangue umano ha particolari caratteristiche che lo diversificano da tutti gli animali carnivori ed onnivori.

 

La caratteristica alcalina del sangue umano

 

L’uomo non ha sangue acido come i felini ed i canidi, ma sangue alcalino, che misura all’incirca 7.52 sulla scala del ph che va dal valore 0 di massima acidità, al neutro del livello 7 e al 14 dell’estrema alcalinità.

Un abbassamento anche decimale di tali valori porterebbe l’uomo al collasso cardiaco immediato, visto che il ph permette il mantenimento della polarizzazione elettrica all’interno dell’organismo, ovvero alla realizzazione di tutti gli scambi minerali, vitaminici ed ormonali che ivi avvengono in continuazione.

 

L’esigenza di alimentarsi con cibi vivi ed alcalinizzanti, e la disfatta della macrobiotica

 

Da qui la necessità di alimentarsi concordemente con cibi alcalinizzanti (frutta in primis e verdure crude in secondo luogo) e non acido-formanti (come le proteine animali in primis e le proteine vegetali eccessive in secondo luogo).

L’acidità non si valuta, nota bene, al punto di origine, ma nel punto di assimilazione finale.

Il limone e tutti gli agrumi, sono acidi in partenza, ma giunti al duodeno e trasformati dal processo disgregativo, rilasciano i loro valori nutritivi depositando ceneri alcaline.

Al contrario, i cibi proteici, alcalini in partenza, rilasciano nell’intestino ceneri acide ed acidificanti.

Tutte cose ignote ed ignorate dai patiti dello yin e dello yang, dai cultori della macrobiotica, colpevoli di non aver capito inoltre il valore dei food-enzyme o vitalie, e la basilare importanza della frutta e della verdura crude. Errori che ne hanno decretato l’inesorabile disfatta ideologica.

 

La grande rivalutazione storica delle diete basso-proteiche propugnate da Pitagora

 

Da qui la grande rivalutazione storica, anche sul piano alimentare, di Pitagora che, già 2500 anni prima aveva sostenuto a spada tratta l’assoluta necessità per il genere umano di adottare diete basso-proteiche, nonostante a quei tempi le proteine non rappresentassero certamente parte centrale e preponderante della alimentazione umana, con molti animali domestici tipo il cavallo, il bovino e lo stesso maiale, considerati sacri ed intoccabili nella maggior parte dei paesi di allora.

Diciamo che a quel tempo esisteva soprattutto la pesca e la caccia, dove i cacciatori usavano al massimo l’arco e le frecce, oppure delle semplici e rudimentali trappole.

 

L’umanità ha vissuto fianco a fianco coi cereali per millenni

 

Il problema dell’acidificazione riguarda principalmente le carni ed i latticini, nonché i cibi cotti in generale, visto che la cottura moltiplica gli effetti acidificanti di tutti i cibi, compromettendo le vibrazioni e la reattività chimica dei componenti minerali e disattivando la presenza di tutti gli enzimi contenuti nel cibo vivo e crudo.

Il fatto che l’umanità intera abbia adottato storicamente il riso, e le varie granaglie, nonché la stessa soia, mantenendosi e giovandosene pure in benessere e salute per millenni, dovrebbe indurci a prendere con le pinzette e con qualche riserva tutte le teorie tese a demonizzare i cereali tout-court.

 

Non sono per la demonizzazione generalizzata dei cereali

 

Mi ritengo un grande estimatore sia di Hotema che di Ehret, ed anche del dr Max Bircher-Benner 

(1867-1939), pure lui grande fruttariano-crudista, e per anni medico preferito della famiglia imperiale russa, con gli zar che scendevano mogi-mogi in Svizzera a curare le loro magagne masticando radicchio, mele e nocciole da mattina a sera, e facendo lunghe camminate per i boschi che circondano Zurigo.

Ma non mi sento affatto di sconsigliare i cereali alla gente.

Anche perché essi rappresentano i  più naturali e semplici carboidrati a lenta combustione, che risultano fondamentali per il tipo di vita che la civiltà umana si è ritagliata e conduce, soprattutto in questi ultimi decenni.

Non è solo una questione ideologica e teorica, ma un problema pratico e verificabile.

Ognuno di noi è in grado di ascoltare il proprio corpo, a patto di renderlo pulito e sensibile alle stronzate che continuiamo giornalmente a compiere, agli insulti indescrivibili che gli apportiamo.

Direi che ci sono cereali e cereali, modi e modi di prepararli, ed anche limiti quantitativi da rispettare.

 

Un mondo condizionato e sviato dai giganti della carne e del latte, e dalla loro prostituta FDA

 

Le polemiche sui minimi proteici giornalieri sono ben note. La massima autorità mondiale, la FDA (Federal Drug Administration), da sempre permeata di presenza interna agricolo-macellatoria, e da sempre condizionata dal potentissimo gigante americano del latte NDC (National Dairy Council), ha fatto sin dagli inizi, ovvero sin dal dopoguerra, alcune operazioni perversamente partigiane e corrotte, facendo deviare il mondo intero dove e come interessava a lei.

 

Prima operazione demenziale FDA fu l’adozione del termine proteina nobile, dell’aminoacido essenziale e del ferro-eme

 

Una prima demenziale operazione fu quella di identificare il termine proteina con la proteina animale, catalogata a quel tempo nobile (in base agli esperimenti del dr Rose sui topi biaanchi che hanno un fabbisogno ed una propensione proteica 10 volte più alti di quelli umani, come testimoniato dal loro latte specifico che ha una presenza calorico-proteica del 49%, raffrontata a quella del latte umano che oscilla sul 5%, sui bassi parametri cioè della frutta).

A questi stratagemmi si aggiunsero altri stravolgimenti di contorno, come quelli degli aminoacidi essenziali da prendersi solo dalle carni (teoria smentita clamorosamente dalla scienza nutrizionale). 

E come quello del ferro-eme di origine animale, che avrebbe portato più ferro agli anemici, al posto del ferro non-eme dei vegetali, caratterizzato da più rallentato (ma più accettato ed assimilato) assorbimento, dimenticandosi che questa carta del sangue di bue e di maiale agli anemici era già stata giocata nel Medioevo, con fallimenti a raffica.

 

Seconda operazione strategica: sopra-valutazione della vitamina carnea B12

 

Una seconda perla della FDA fu quella di sopravvalutare le quote minime della vitamina B12 (tipica soprattutto delle carni), portandola dalla quota originaria di 80 pg/ml stabilita dalla WHO (World Health Organization) a 152 pg/ml o picogrammi di vitamina per millilitro di sangue, trasformando così automaticamente tutti i vegani (che viaggiano normalmente sui 100 pg/ml come lo scrivente) in gente anemica e da curare o da integrare, mentre l’anemia è praticamente sconosciuta tra i vegani ed impera piuttosto tra carnivori e onnivori umani.

 

Terza e quarta perla FDA il dispregio per le vitamine vegetali C e B9

 

Una terza perla della chiesa americana del cibo, fu quella di tenere la vitamina C (tipica della frutta e delle verdure, e quasi del tutto assente nelle carni) a livelli scandalosamente ridicoli, cioè sulla quota ufficiale tuttora in vigore di 40-60 mg/giorno, quando Cambridge parla di oltre 300 mg/giorno e diversi autori portano il limite minimo a 600-800 e 1000.

Una quarta perla è stata quella di ignorare e sottovalutare le funzioni e i minimi dei folati (vitamina B9) che sostituiscono ed integrano efficacemente la vitamina B12 (pur essendo di provenienza interamente vegetale), fissando i limiti normativi  a 3 min – 16,1 max, ng/ml o nanogrammi/millilitro di sangue, quando i vegani ne rivelano normalmente molta di più (nel mio caso personale 23,7 ng/ml).

 

La comica e tragica commedia dei minimi proteici FDA portati da oltre 300 g/giorno ai 75 g di oggi

 

Ma la quinta perla è quella che ha scatenato un putiferio fra gli stessi medici americani, mostrando gli aspetti paradossali e persino comici di questo ente che impone poi le sue tabelle al mondo intero, alle scuole, alle Asl, agli ambulatori ed agli ospedali.

Essa riguarda il quantitativo di proteine (sempre e solo proteine animali e snobilitate dalla scienza), fissato inizialmente a 300 g (contro il livello 11-25 g della ANHS American Natural Hygiene Society, sostenuto da oltre un secolo in quanto a 35 g/giorno scatta l’acidificazione del sangue), e portato via-via, mediante una escaltion alla rovescia e a tappe, a 200, poi a 150, poi a 120, poi a 100, ed oggi finalmente a 75 grammi al giorno, tuttora esagerati.

 

Troppi defunti con recriminazioni da farsi contro la FDA e le diete low-carb

 

I defunti da malattie oncologiche dell’America e di mezzo mondo, hanno un bel rivoltarsi nella tomba. con precise cose da ridire su questi elementi da sbarco della FDA.

Come del resto tanti altri deceduti, sempre dai vari cimiteri del pianeta, hanno più di qualche moccolo da indirizzare al dr Robert C. Atkins, che in linea armonica con la FDA, portò in auge (prima di crepare lui stesso malamente di cancro e cardiopatia nel 2003) le diete alto-proteiche e low-carb (a basso-carb) che altri autori tipo Stillman e Scarsdale avevano lanciato qualche anno prima, col miraggio di far mangiare alla gente obesa tutta la carne che voleva, diminuendo nel contempo di peso.

 

I cereali, consumati correttamente, non scatenano grandi conflitti immunitari

 

Tornando ora ai nostri cereali, il loro contenuto proteico è assai più basso di quello della carne, ed inoltre il corpo umano li riconosce come cibo di sua pertinenza, non scatenandogli contro una guerra protettiva, al pari di quanto avviene con le proteine animali, che innescano un folle conflitto immunitario interno, che si traduce nella famosa leucocitosi studiata per la prima volta dal dr Kautchakoff (presentata al 1° Congresso Mondiale di Microbiologia di Parigi) e premiata poi col Nobel per la Medicina agli allievi del grande russo nel 1948).

 

La congenialità straordinaria dell’avena alle esigenze umane

 

E poi ci sono cereali e cereali.

I migliori sono quelli che si prestano ad essere consumati allo stato crudo e naturale, o quasi.

Questo discorso vale innanzitutto per l’avena, i cui fiocchi sono al naturale e si inteneriscono in qualsiasi liquido, sia esso acqua fredda o tiepida, latte di cereali, latte di cocco.

L’utilizzazione ottimale di miglio, grano saraceno, mais e riso integrale

 

Vale anche per il miglio ed il grano saraceno, che con abbrustolimento o leggerissima cottura risultano ottimi e digeribili.

Vale pure per il mais, le cui pannocchie si possono cuocere conservativamente dentro il loro fogliame chiamato cartoccio,  e i cui grani (di varietà specifiche e particolari) si possono trasformare in ottimi pop-corn.

Vale anche per il riso selvatico nero, che previo bagno in acqua, può essere cotto velocemente in modo conservativo.

 

C’è posto anche per orzo, farro e frumento

 

Anche orzo e farro possono stare nell’acqua ad intenerire, per poi essere masticati pazientemente a crudo. L’orzo abbrustolito fu per secoli, assieme al cavolo crudo, cibo-base dei legionari roomani.

La segale è ottima per la panificazione integrale assieme al frumento.

Tutti i cereali si possono pure far germinare, dando luogo a germogli nutrienti e digeribili.

In ogni caso, i cereali cotti vanno consumati in quantità compatibili col proprio organismo e con la propria attività fisica, con l’accortezza di farli sempre precedere da un piatto di insalata cruda, tesa a favorire la loro digestione.

 

Non esagerare coi carboidrati cotti o morti

 

Chiaro che per i fruttariani-vegani-crudisti la digeribilità dei cereali in genere è assai migliore che nelle persone che hanno l’intestino in costante stato di asfissia e di surriscaldamento, di costipazione e tossiemia dovuti ad alimentazione incompatibile di provenienza animale. 

Quanto poi ai carboidrati morti e cotti, derivanti da farine e pasta, o simili, il consiglio è di limitarne assolutamente l’uso, di preferirli poi nella loro versione integrale, di cuocerli al dente, e di farli sempre precedere da crudità vegetali.

Una pasta integrale al dente, con pomodoro crudo, viene tollerata discretamente.

Stesso discorso per la pizza sottile con verdure non di scatola, preferibilmente con peperoni, zucchini, ananas, olive, funghi e della rucola verde aggiunta a fine cottura.

I panini integrali con la crema di olive o di carciofi, più foglie verdi e carciofini, più 2-3 noci e una spalmata di avocado, sono una delizia e soddisfano pure le nostre esigenze sostanziali.

 

La frutta basta e avanza, ma occorre allargare i nostri orizzonti

 

La frutta basta e avanza nella nostra dieta?

Direi proprio di sì. Si può non solo sopravvivere ma anche stare in splendida forma con la sola frutta, ricordando che molti vegetali da noi catalogati come verdura some essi stessi dei frutti non dolci, tipo zucchine e cetrioli, peperoni e melanzane, pomodori e carciofi, finocchi e zucche.

E’ tutta una questione di abitudine e di disponibilità della materia prima.

Esistono 160 mila varietà di piante eduli messeci a disposizione dal nostro ultra-generoso Creatore.

L’importante è ampliare i nostri orizzonti e stare il più possibile sul crudo.

Mangiare solo mele da mattina a sera non è per niente cosa da farsi, se non per una cura particolare e transitoria.

 

 

 

Il Vangelo degli Esseni contiene verità strabilianti sul crudo e sul cotto

 

Spero avrai modo di leggere la tesina di ieri sull’influenza, dove ho inserito alcuni brani tratti dal Vangelo degli Esseni, venuto alla luce in questi anni e ricco di verità e di informazioni strabilianti.

Si parlava già allora, in epoca pre-cristiana e cristiana, di crudismo e dei danni causati dal cotto.

L’unico problema con la frutta è di non fare mescole malandrine coi cibi cotti e con quelli proteici.

Mela, ananas e papaia possono essere mangiati anche in vicinanza e mescolanza con altri cibi, dati i loro enzimi anti-fermentanti.

Attenzione invece a meloni e angurie da consumarsi rigorosamente da soli, evitando persino le macedonie.

 

Nessuna carenza e nessuna dannosità da parte del nostro cibo elettivo

 

L’altro problema riguarda l’apporto calorico ridotto della frutta,  per cui occorre mangiarne in quantità non esagerata ma adeguata.

Siamo mangiatori di frutta per concezione e disegno, per cui è impossibile che il nostro cibo di elezione ci faccia male, o non ci nutra, o ci causi delle carenze.

Quelle sono tutte cialtronate da due soldi.

 

I 12 pasti sazianti di frutta del Paleozoico

 

Ricordarsi inoltre che la magnifica e preziosa frutta acquosa, escluso quella secca e proteica tipo noci e pinoli, ha la caratteristica di essere cibo a veloce combustione. 

Scalda e dà calorie, oltre che ripulire nel contempo. Ma brucia veloce.

Se consumato in modo corretto, cioè a stomaco vuoto, ti entra nel sangue in mezz’ora ed anche meno (la banana richede triplo tempo).

Ed è per quello che i nostri antenati del paleozoico viaggiavano al ritmo di 12 pasti sazianti di frutta al giorno, cioè una razione all’ora (come stabilito dalle ricerche scientifiche al carbonio radioattivo effettuate nei siti delle tribù antiche, da parte del dr Boyd Eaton, maggiore esperto mondiale di scienza nutrizionale paleozoica).

 

Una natura lussureggiante ed incontaminata

 

L’uomo di allora aveva però a sua disposizione una natura incontaminata, con centinaia di bacche e di frutti che gli pendevano dai cespugli lungo i sentieri boschivi, con banane, manghi, corbezzoli e noci di cocco, e chissà quali altre delizie profumate e multicolori, che lo invitavano a cibarsi in continuazione da mattino a sera, in tutti i mesi dell’anno.

Gli bastava aggiungere qualche vegetale e qualche seme, e viveva al meglio per tutto il suo tempo, senza bisogno del medico o dell’ospedale). Non a caso viveva preferibilmente lungo la fascia equatoriale-tropicale-subtropicale, dove il clima offriva il massimo.

 

La situazione ambientale è chiaramente molto cambiata

 

Oggi la situazione è di sicuro cambiata.

Abitiamo nel Congo, ma anche a Roma, a Berlino, a Mosca e a Stoccolma.

Abitiamo a Singapore, Shanghai, Tokyo e Vladivostok.

In più abbiamo professioni, impegni di lavoro, rapporti sociali che ci impediscono sia di mangiare 12 volte al giorno che di recarci ai servizi igienici con la medesima frequenza.

Il five-per-day va interpretato e adattato secondo le nostre esigenze personali

 

Il 5-volte-al-giorno-frutta di Cambridge serve a soddisfare appieno, a mio avviso, le particolari esigenze della salute umana nel mondo di oggi.

Quel five-per-day possiamo e dobbiamo chiaramente interpretarlo ed adattarlo convenientemente nella nostra vita a seconda delle necessità ed attitudini individuali.

Mai essere rigorosi ed inquadrati, ma capire piuttosto il principio e lo schema base, la motivazione scientifica ed etica che porta a queste scelte.

Parliamo di uno schema ideale indicativo. Chi può farne 5 ne fa 5, chi ne fa 7 ne fa 7 e chi ne fa 4 sta sul 4, in tutti i sensi di qualità e quantità.

 

Tre di mattina, due al pomeriggio, con pranzo e cena leggeri, inseriti nel mezzo

 

Lasciando da parte i frizzi e le allusioni, lo ritengo uno schema valido come importanza teorica ed anche come verifica concreta sul campo di battaglia.

Nel mio schema personale, volto a non stravolgere le nostre abitudini ed esigenze di ordine pratico, ho inserito 3 volte frutta di mattina e 2 volte di pomeriggio (lontano dai due pasti principali), trasformando pranzo e cena dalle abbuffate disordinate di un tempo in due occasioni ottime per le verdure crude e i germogli (che garantiscono ottimo apporto minerale diretto dalla terra), e ottime per un’integrazione calorica da carboidrati a lenta combustione (semicrudi per i più bravi e cotti per gli altri).

 

Uno schema semplice e facile da ricordare

 

Lo schema è anche facile da ricordare.

Frutta alle 7, alle 9 e alle 11 (3 colazioni fruttariane), più alle 16 e alle 18 (2 merende fruttariane), verdure crude alternate al pranzo delle 13 e alla cena delle 19, dove la verdura è il primo piatto di esordio, condito con olio extravergine crudo e qualche goccia di limone o di aceto e qualche minima presa di sale grezzo, e dove il secondo consisterà di patate, zucca, cavoli, tegoline, fagioli, oppore di cereali, o al limite di pasta-pizza-pani-gnocchi-minestrone.

 

Piano coi carboidrati cotti

 

Chiaro che pasta, pizza e farinacei cotti sono da considerarsi ai limiti esterni della salubrità e quindi da prendersi con cautela e col bilancino, sempre preceduti dal piatto crudo.

Vengono ammessi soprattutto per chi è in transizione verso qualcosa di meglio.

Tutti i dolciumi sono rigorosamente banditi, salvo forse lo strudel di mele-pere-pinoli senza zucchero o il castagnaccio, o altri pezzi d’arte culinaria rustica dello stesso genere.

Chi vuole mettere su del peso, potrà togliere la colazione di frutta delle 9 e metterci al suo posto la crema di avena arricchita da germe di grano, semi di sesamo-lino-girasole-zucca-papavero.

 

Carboidrati a lenta, a media e a veloce combustione

 

I carboidrati naturali vanno suddivisi in vivi (crudi) o morti (cotti, lavorati), in zuccherini-acquosi a veloce combustione (tipo la frutta), in non zuccherini-amidacei a media combustione (come patate, zucche, carote, cavoli), in solidi-amidacei-proteici a lenta combustione (frutta secca nel guscio).

Più amidacei,  proteici ed oleosi sono e più lenta è la combustione.

Nel caso di pasti aggregati, il fattore digeribilità impone di partire sempre coi cibi a veloce combustione (meloni, agrumi) e chiudere il pasto con quelli a lenta combustione (noci, pinoli e mandorle).

L’inconsistenza e la fuorvianza delle scuole basate sugli indici glicemici

 

I discorsi sul fattore IG o indice glicemico, sui quali si sono imbastite intere scuole e grandi filoni speculativi, con prodotti marchiati e venduti a prezzi esorbitanti, sono stati ampiamente smentiti dalle ricerche più attendibili. 

Chi mangia frutta e mangia crudo non ha problemi e non deve misurare nulla.

Il diabete è lontano mille miglia. 

I problemi glicemici pettano a chi mangia cotto e mangia male, integrando con cibi e bevande dolcificati in modo innaturale.

 

Insulina ed inulina, ormoni presenti nei vegetali crudi, in particolare nel topinambur

 

Se qualcuno ha problemi pre-esistenti di diabete infantile o adulto, dovrà andare per gradi, e riabituarsi piano-piano alla frutta viva.

I vegetali contengono insulina vegetale e inulina, che è la cugina vicariante dell’insulina.

Una pianta ad alto tasso di inulina è ad esempio il topinambur, e le varie radici tuberose eduli, tutte utilissime per i fruttariani.

La fluidità naturale del sangue che accompagna le diete vegane fa il resto, permettendo alle reazioni ormonali interne, incluso le emissioni pancreatiche di insulina interna, di fare il proprio lavoro con regolarità ed efficacia.

 

Nessun problema e tanta salute col veganesimo tendenzialmente crudista

 

Nessun problema calorico, diabetico e di sovrappeso con la dieta vegana.

Nessun problema di anemia o di sottopeso, a patto di rispettare l’equilibrio calorico.

Nessun problema di Omega3 o altre carenze inventate dalla diseducazione al potere, visto che gli acidi grassi polinsaturi stanno in percentuali logiche ed assimilabili un po’ dovunque nel crudo (come succede alle proteine vegetali), ed in particolare nel proteico-amidaceo delle noci, delle mandorle, delle arachidi, dei lupini e dei pinoli, oltre che degli avocado.

Come dire, non solo che la frutta basta e avanza, ma che anche la salute e la voglia di vivere in pace ed armonia con se stessi e col creato, bastano e avanzano, col sistema di alimentazione uomo-commisurato e uomo-compatibile del veganesimo tendenzialmente cruidista.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)