OBIEZIONI STEFANONI SU FRUTTA E VEGETARIANISMO

{jcomments on}13 Novembre 2008

(dal Meeting-Conferenza su Carne e Latte dell’ 8/11/08 alla Sede ABIN – Associazione
Bergamasca per l’Igiene Naturale di Carmelo Scaffidi – Bergamo (Tel 035-340208,  HYPERLINK “mailto:ale00@freemail.it” ale00@freemail.it)

Obiezioni e critiche espresse da Giancarlo Stefanoni al Meeting di Bergamo

1) Che senso ha parlar male della carne? E la frutta allora, come viene trattata?
    Su quale tipo di frutta possiamo mai contare, oggi come oggi?
    E poi, se è vero che la carne imputridisce e si decompone, non succede forse anche alla frutta di
    marcire?
2) Non discuto il lato etico. Anche a me il macello mi dà i brividi e mi fa stare male.
    Però, essere vegetariani o carnivori non fa alcuna differenza per la salute. Basta guardarsi in giro e

    ci si accorge che entrambe le categorie presentano in eguale misura adepti sani e adepti meno sani.
3) Esistono in giro ottimi dietologi alternativi, per molti aspetti assai più originali, profondi e
    interessanti, di voi vegetariani. Ad esempio Peter Dì’Adamo, con la sua dieta dei Gruppi Sanguigni,
    dove mette in chiaro come ognuno di noi sia diverso, e magari più adatto per la carne che per la
    frutta.
4) Sono un consumatore di entrambe le cose. Ma il sapore della carne è favoloso e intrigante, e la 
    frutta spesso è invece insipida.
5) I denti dell’uomo sono fatti apposta per mangiare la carne.
    L’uomo è abituato da secoli alla carne. Staccarsene significa cozzare contro abitudini inveterate,
    tradizioni familiari del papà, del nonno e del bisnonno. Significa pure andare incontro a mille
    inconvenienti.

Purtroppo, nel corso del meeting, essendo venuta a mancare una precisa scaletta sugli argomenti, c’è stato dibattito e ci sono stati scambi interessanti, ma non si è potuto rispondere in modo puntuale ed esauriente ai temi critici proposti.
Mi sia dunque concesso di farlo qui a posteriori, in una specie di coda integrativa al meeting presieduto dal presidente e direttore del circolo, l’Igienista Naturopata Carmelo Scaffidi, e dal vicepresidente
Dr Ing Alessandro Scaffidi.

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Carne e frutta inquinate sullo stesso piano

Questa equazione tra carne e frutta, questo paragone tra due cose che stanno ai poli opposti, ha poco senso, è una vera forzatura logica.
Quando si vuole discutere di cibo, di materiale che deve essere digerito e assimilato, di carburante, è indispensabile partire in ogni caso dalla creatura vivente, dalla macchina, dai meccanismi che utilizzeranno tale cibo e tale carburante.
Il corpo umano è disegnato per mangiare, digerire, assimilare al meglio (ossia a costo energetico zero e senza effetti collaterali), frutta e verdure non cotte.
Questa non è una affermazione che inseriamo a caso, ma una verità scientifica appurata universalmente.
Occorre fare uno sforzo intellettuale e attuare un cambio di mentalità.
Ma questo concetto che il corpo umano è un corpo fruttariano è basilare.
Chi contesta questa realtà non è semplicemente maturo per un salto di qualità.
Mettersi poi a fare dei confronto tra carne e frutta è già un passo falso, è già avviarsi in un vicolo cieco.
La frutta è il cibo nobile ed elettivo dell’uomo, mentre la carne è un non-cibo.
La carne è qualcosa che non dovrebbe mai finire nella bocca e nell’apparato gastrointestinale umano, poco importa se ciò è stato fatto da qualcuno per generazioni.
La ripetizione di un tragico errore non lo giustifica e non gli toglie affatto la  sua dannosità.

Il peggior frutto del mondo è baciato dal sole e dalla natura

La carne non è altro che un lembo di salma o di mummia sottratto al camposanto degli animali brutalizzati  e sgozzati.
Che esista una differenza tra frutta perfetta (o biologica) e frutta commerciale trattata, non vi è alcun dubbio. Pertanto meglio consumare frutta selvatica, frutta non trattata, frutta difesa da un buon guscio, frutta del nostro orto.
Ma, siamo chiari, il peggior frutto del mondo rimane comunque valido, perché la natura ha messo molto del suo a farlo spuntare, a fiorire, a crescere, a maturare sotto la luce del sole, dopo averlo gestito amorevolmente per mesi e mesi.
Questa tendenza a criminalizzare la frutta per motivazioni ecologiche è un alibi e una scusa inconsistente, e nasconde in realtà l’intenzione di colpire l’ideologia del fruttarianismo e del veganismo.

Il confronto, oltre che essere assurdo, non regge

Il confronto non regge in alcun modo.
Mentre carne e latte sono ricettacolo di tutti i batteri e i virus esistenti nei dintorni, la frutta è simbolo di assoluta purezza batteriologica-virale.
Le varie ricerche di laboratorio poi, effettuate negli anni, hanno identificato nei vari tipi di carne qualcosa come 2700 sostanze chimiche proibite, una cifra davvero impressionante.
Si trovano nella carne mediamente 2-3 volte più pesticidi che nei formaggi, 13 volte più che nei cereali, 17 volte più che nei vegetali a foglia, 72 volte più che nelle patate, 50 volte più che nella frutta commerciale, che viene messa spesso sotto accusa a sproposito da chi ha interesse a farlo.
Carne pertanto equivalente a una mina a scoppio ritardato, o meglio a una specie di Cavallo di Troia all’interno del corpo, con guerrieri nemici pronti a macellarci.
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Difficile stabilire quante persone al mondo sono andate all’al di là malamente ed anzitempo grazie ai brodi di manzo e di gallina propinati per decenni negli ospedali, grazie ai lessi e alle bistecche ai prosciutti e alle cosce di pollo distribuite dalle mense e dai ristoranti.
Le cifre farebbero di sicuro trasalire e raddrizzare i capelli a molte persone. Meglio nemmeno provarci.

La carne imputridisce e ti avvelena, mentre la frutta ti entra nel sangue in mezz’ora

Il fatto poi che pure la frutta marcisca, al pari della carne che imputridisce, fa soltanto sorridere.
La frutta, se consumata correttamente, viene digerita e assimilata in una mezz’ora (salvo la frutta amidacea tipo banana e avocado: un’ora e mezza, e tipo la frutta secca stile noci: 3 ore), e cede al nostro organismo il suo ricco e bilanciato patrimonio genetico fatto di:

Acqua biologica distillata e succo zuccherino (valori che non stanno nei cibi morti, nei cibi cotti, nei cibi concentrati, nei cibi in scatola).
Enzimi (che non esistono nei cibi morti, cotti e di sintesi).
Sali minerali organici-organicati , incluso ferro non-eme (bilanciato e assimilabile, privo di insidie e di stimoli leucocitosici come il ferro eme da sangue animale).
Auxoni o fattori di crescita (inesistenti nei cibi morti e cotti).
Proteine vegetali (in quantità bilanciata e commisurata alle esigenze umane, nella misura
      dell’1 percento ovvero del 5 percento in termini caloria/proteina usati dagli americani).
Omega3 vegetali, sottoforma di acidi grassi polinsaturi contenenti PG prostaglandine tipo I e III positive, e non PG tipo II negative da carne e soprattutto da pesce, che fanno male all’organismo umano e che vengono pure normalmente cotte.
Ormoni preziosi tipo insuline e inuline vegetali, capaci di regolarizzare e rallentare l’assorbimento del glucosio nell’intestino.

La frutta dunque non marcisce all’interno del nostro organismo ma viene prontamente assimilata, sempre a patto di non farla imbattere nel suo acerrimo nemico carne e nel suo antipatico vicino cibo cotto, entrambi capaci di bloccarle la strada e di farla fermentare, ovvero di rendere il bolo alcolico e finire non nel sangue in mezz’ora, ma da altre parti in diverse ore (vedi toeletta).

Non bastano 2-3-4-5 ore di attesa, ma ce ne vorrebbero almeno 12, dopo un pasto carneo

Non dovremmo nemmeno parlare della carne, che come cibo umano non esiste e non c’entra.
Sarebbe come mettersi a parlare dell’hashish o della marijuana,  e stabilire se siano meglio o peggio della frutta o se sono da mangiarsi prima o dopo la pasta.
Facciamo però uno strappo alla regola e rispondiamo.
La carne va in putrefazione sempre e comunque, e rimane a lungo in putrefazione lungo il tubo gastrointestinale umano, facendo danni enormi.
Questo perché le proteine animali, protette da un pesante guscio lipidico, non vengono demolite e disgregate completamente dai miserabili acidi di cui è dotato l’apparato gastrico umano, e lasciano pertanto pesanti e pericolosi residui tossici (non biodegradabili in quel posto e in quelle condizioni), che si mescolano in modo perverso coi carboidrati, gli amidi e gli zuccheri della frutta introdotti nei pasti successivi.
Non bastano 2-3-4-5 ore di attesa prima di poter mangiare e assimilare un qualsiasi frutto diverso dalla mela (dotata di enzimi antifermentativi).
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Ce ne vorrebbero almeno 12, dopo un pasto carneo, e 18 nel caso di angurie, meloni e pomodori, che sono tra i frutti più complessi e guastabili, per evitare i micidiali accavallamenti putrefattivi-fermentativi prodotti dalla mescola proteine animali/frutta e amidi.

Vegetariani e onnivori sullo stesso piano

Ha qualche buona ragione Stefanoni nel dire che i vegetariani in circolazione non gli danno grosse ispirazioni e non gli risultano essere grossi modelli da ammirare e seguire.
Quanti e quali vegetariani autentici incontra e conosce il nostro simpatico e duro contestatore?
Molta gente, che si autodefinisce vegetariana, lo è da poco tempo, e sta magari facendo dei tentativi incerti, delle sperimentazioni, spesso con metodi incompleti, errati, incoerenti, e soprattutto in totale assenza di insegnamento e di consultazione natural-igienistica.
Anche perché questo mondo infame dominato dal carnivorismo e dalla lattofilia, monopolizzato da un certo tipo di medicina, ha creato terra bruciata dietro di sé, per cui manca corretta istruzione e latita adeguato clima culturale, fatto di dibattiti televisivi trasparenti, di tavole rotonde libere e non preordinate dai malandrini di turno.
In tali circostanze, non è facile trovare in giro molti vegetariani veri, e meno ancora dei fruttariani autentici e competenti, in grado di dare dimostrazioni concrete e lampanti, o disposti a dimostrarti pazientemente i benefici che essi stanno traendo dal loro eccelso sistema nutrizionale, basato sulla frutta e sulle verdure crude.
Ma non è vero che non esistono.
Jane Fonda tra le donne, il Dalai Lama e il prof Umberto Veronesi tra gli ultra-ottantenni, sono considerabili buoni esempi.
Gli ultracentenari asiatici delle tribù Hunza e quelli sudamericani delle tribù Vilacamba, farebbero di sicuro cambiare opinione a Stefanoni, soprattutto se paragonassimo questa gente agli abitanti della Lapponia, i quali, pur mangiando carne e pesce da mattina a sera, hanno il tasso di mortalità e di vecchiaia precoce più alto del mondo, e pure il quoziente di intelligenza più basso.

La difficoltà di convincere lo scettico e il bastian contrario

Il problema è sempre il solito.
Se uno si mette nella corrente virtuosa del pensare corretto, allora sa discernere il bello dal brutto e il buono dal cattivo.
Se invece uno va a pescare nel torbido, allora gli manca un pizzico di illuminazione e diventa cinico, scettico, contestatore, pessimista per partito preso.
Non mi riferisco a Stefanoni, che ha avuto invece il merito, il coraggio, la grinta di esporre le sue idee con chiarezza di fronte a una piccola platea caratterizzata da opinioni opposte alla sua, ma agli scettici che non si aprono e non si rivelano, che non accettano di misurarsi con la controparte, come sta facendo generosamente lui.
Se dico allo scettico-bastian contrario che le più belle attrici e le più famose dive del mondo sono vegetariane, ti obietta che a quella età è facile essere così, e che comunque esistono anche donne carnivore che sono belle gnocche (dettaglio che nessuno nega, se ci riferiamo al breve periodo).
Se dico che i gruppi più longevi e liberi da malattie si trovano nel Caucaso, oppure tra i Mormoni d’America, mi dirà che non ci crede, anche perché non li ha visti di persona.

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Se dico che io stesso non ho mai preso in vita un’aspirina, un integratore, un vaccino, un farmaco, un caffè, un tè, e che non ho mai perso un giorno per malattia, mai sofferto per insonnia, per male di testa o di stomaco e di altro, e che ho un livello di colesterolo Ldl intorno a 68 mg/dl, mentre i monaci zen koreani stanno sul livello 80, e la media occidentale che la Fda giudica buona (mentre già indica presenza di ateromi e pericolo cardiaco) è 130-200, mi dirà che una rondine non fa Primavera.
E se gli porto le statistiche di malati di cancro, di obesità e diabete, relative ai paesi a più alto consumo di proteine animali, troverà certamente altre scuse.
Se gli parlo degli esperimenti di Kautchakoff del lontano 1930 sulla leucocitosi generata nel sangue dalle carni (da 6000 leucociti per ml di sangue prima di cena a 18000 dopo cena per gli onnivori, anziché da 6000 a 12000 per i latte-ovo-cotto-vegetariani, e anzichè da 6000 a 6000 per i crudisti frutto-vegetariani, dirà forse che nel 1930 gli esperimenti erano rudimentali ed approssimativi.
Se gli cito l’esperimento di Cambridge 2000, dirà che gli inglesi sono originali e matti, e che viaggiano persino a sinistra.

Le idee brillanti e originali dei Gruppi Sanguigni

Se uno è disorientato, se ragiona per partito preso, non abbraccia un filone logico e razionale, non fa funzionare la mente come dovrebbe, va a finire tra gli scettici e i  Non-me-la-dai-da-bere, ma poi cade come un credulone-pirla nelle prime reti tese dalla parte avversa, e magari in quelle più inique e più prive di logica e costrutto.
Una delle ditte più gettonate negli anni scorsi nel mondo, ma anche una delle più assurde, diseducative e truffaldine mai inventate, è proprio quella di Peter D’Adamo o dei Gruppi Sanguigni.
Sostenere che ogni uomo è diverso, e che ogni gruppo sanguigno di appartenenza determina pure un diverso tipo di dieta ideale, un diverso grado di assimilabilità e di predisposizione, è antiscientifico e demenziale, ed equivale a dire che il biondo è portato per la birra e il bruno per il vino, oppure che un diverso segno zodiacale comporta pure diversità nella dieta.
Ma Peter D’Adamo, che si è fatto una fortuna prendendo in giro ed imbrogliando le donne di mezzo mondo, giocando sulla credulità e sulla dabbenaggine della gente, non ha spiegato come mai gli umani bianchi e neri, rossi e gialli, maschi e femmine, piccoli e anziani, hanno tutti un sangue alcalino, son privi tutti di enzima uricasi, hanno tutti un sistema gastrointestinale frutto-vegetariano.
Non ha nemmeno spiegato perché la sua cervellotica dieta, così ben congegnata e precisa, così ben ritagliata  a misura di ciascun gruppo sanguigno, abbia bisogno, per reggere, di ricorrere a grosse stampelle chimiche in termini di integratori minerali e di vitamine sintetiche.
D’altra parte, la dieta di D’Adamo, assieme a quelle low-carb (basso carboidrato) di Scarsdale, di Stillman e di Robert Atkins, assieme alla dieta a stadi di Barry Sears, e alla South Beach Diet di Arthur Agatson (sponsorizzata, nota bene, dalla Kraft Foods Corporation), fa parte delle 6 famigerate diete americane scassa-uomo, quelle che hanno lasciato l’amaro in bocca a una marea di gente, mandando pure in ospedale e in cimitero anticipato più persone nel mondo intero.
Nel caso della dieta low-carb Atkins, uno dei primi a rimetterci le penne è stato proprio il dr Robert C. Atkins, stroncato da cancro e infarto nel 2004.
Per fortuna che le bugie e le ipocrisie hanno le gambe corte, e che la gente finisce per accorgersene, anche se c’è sempre qualche ritardato che finisce per cadere pure nelle reti in disuso e in smantellamento.

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Voler puntare a risultati numerici in termini di peso-riduzione e grasso-riduzione, giocando sul ribaltamento totale degli schemi naturali, abbattendo le percentuali di carboidrati a vantaggio delle quote proteico-animali, può anche dare incredibili risultati nel breve periodo, ma determina, negli organismi sottoposti a tali trafile, grosse crisi intossicanti, le quali non solo azzerano tutti gli apparenti vantaggi fino allora conseguiti, ma precipitano i seguaci di tali falsi profeti in crisi nere, disperate e spesso irreversibili.

Carne e frutta prese assieme, un disastroso connubio

Stefanoni, persona ipercritica, ma preziosa per gli stimoli culturali che ha creato, dice pure di essere un consumatore indifferente di entrambe le cose, ma che, dovendo proprio scegliere, opta per la carne, in quanto lo sorregge meglio e gli offre pure maggiori soddisfazioni gustative.
Purtroppo per lui, esiste un problema di flagrante incompatibilità tra carne e frutta, per cui adottarle entrambe contemporaneamente non è possibile, se non a prezzo di putrefazioni proteiche e di fermentazioni zuccherine in accavallamento e in successione.
Il celebre esperimento di Cambridge 2000, che ha decretato l’assoluta necessità di fare un minimo di 5 pasti di sola frutta al giorno, se si punta a una esenzione totale e garantita da rischio cancro e da rischio diabete e infarto, che sono le maggiori patologie killer, ha messo completamente fuori gioco:

A) La carne, per il fatto che i residui proteici indigesti rimangono nel sistema per giorni,
B) Le vitamine sintetiche e i minerali inorganici da integrazione, in quanto non integrano un bel niente,
     offrendo solo stimolazioni e illusioni benefiche di breve periodo, lasciando però alla lunga tutte le
     carenze inalterate e peggiorate.
C) Le tabelle alimentari della Fda e dei centri pediatrici, ospedalieri e sanitari del mondo, tuttora legate
     a scandalosi e mortiferi livelli di 40-60 mg al giorno di vitamina C, mentre il reale fabbisogno
     supera i 300 mg, da ottenersi obbligatoriamente mediante frutta e verdura crude, e non per via
     sintetica (circostanza che aggrava ulteriormente le posizioni corrotte della Fda e dei suoi coloni-
     seguaci del mondo intero).

Ma, Cambridge a parte, lo stesso fatto che dopo un pasto carneo, sia praticamente impossibile consumare della frutta senza problemi (mele a parte), fa capire come all’uomo si imponga una precisa e drammatica scelta: Carne o Frutta (e non carne e frutta).

La dentatura umana adatta a masticare e smembrare carne? Assurdo.

A questa affermazione non ho voluto rispondere, in quanto l’intero corpo umano, incluso la dentatura, rivela sistematicamente, e senza alcuna eccezione, le sue smaccate caratteristiche frutto-vegetariane.
Questa verità riguarda non solo le fattezze esterne, l’apparato digestivo, quello intestinale e quello renale, ma pure il sistema vascolare, quello immunitario, i liquidi organici e il sangue improntati a netta alcalinità, ma anche la dentatura.
Tutti gli scienziati dei vari rami del sapere, dagli antropologi agli anatomisti, dai gastroenterologi ai biologi, dai cardiologi ai cancerologi, sono tutti concordi sulla struttura fruttariana del corpo umano.
Non c’è assolutamente controversia ma solo concordia e convergenza scientifica su questi argomenti, e invito Stefanoni ad approfondire in proprio la questione.

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)