Latitanza protettiva

{jcomments on}5 Settembre 2008

Risposta al dr Michele Gualano, Direttore Generale Enpa – Roma

Egregio dr Gualano,

Conoscenza scarsa e approssimativa dell’Enpa, e ipotesi errate

Su un punto, che Lei dal suo angolo visuale giudica fondamentale mentre per me è marginale e insignificante, le do sicuramente ragione.
Non conosco infatti i dettagli sul come viene finanziata l’Enpa e, la mia frase  riceve supporto e soldi dallo stato, è frutto di semplice ipotesi, non di indagine accurata condotta sull’ente stesso.
E’ antipatico essere approssimativi, si fanno delle figuracce.
Posso anche capire il suo disappunto per il tono graffiante nei riguardi di un ente che probabilmente fa fino in fondo il suo dovere istituzionale secondo legge e disposizioni ministeriali, ma che, oggettivamente, non protegge, o protegge in modo molto parziale e discriminato.

Ma le assicuro che non coltivavo e non ho tuttora alcuna ambizione di scalfire l’onorabilità amministrativa della sua organizzazione.
Non vi ho presi di mira con intenti persecutivi. Se ho generato questa impressione, peggio per me.
Alla AVA facciamo cultura, scienza ed etica vegetariana, nonché opera di sensibilizzazione.
Lanciare missili e strali, compiere delle cattiverie gratuite, non fa parte della nostra mentalità.
Se c’è alle volte la battuta piccante, essa esiste solo in rapporto alla gravità del problema cui si riferisce.

Non è il suo Ente il vero obiettivo della critica

D’altra parte, se Lei avesse letto e interpretato l’articolo nel suo assieme, non in quei dettagli, e al di fuori delle apparenze, avrebbe dedotto come non è l’ente in sé l’obiettivo della critica, quanto piuttosto la situazione reale e concreta in cui versa il nostro paese, nel settore della protezione animali.
E non avrebbe nemmeno usato l’espressione   critiche che nascono da informazioni che non hanno alcun fondamento.
Il problema poi non è nemmeno solo italiano.
L’amore sperticato per cani e gatti, e il disinteresse, il menefreghismo totale per gli altri animali, è un problema mondiale, ed anche in questo senso le mie accuse specifiche all’Enpa hanno valore molto relativo.
Parlo di protezione animali, molto più che di enti specifici.
La sola  sventura del suo ente, nell’ambito di questa circostanza s’intende, è di chiamarsi Ente Protezione Animali.
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Le garantisco che se si fosse chiamato con un altro nome, o anche con la  più appropriata e puntuale dicitura  Ente Protezione Animali Domestici, non l’avrei in alcun modo coinvolto nella mia critica.
Lei ha tutte le ragioni quando dice che conosco pochissimo l’Enpa.
Non sono infatti mai entrato in un vostro ufficio, né a Roma né altrove.

Enpa usato come alibi per disinteressarsi personalmente dei maltrattamenti

Ha invece meno ragione quando ipotizza che la mia coscienza si senta protetta dal fatto che esiste il carabiniere protettivo Enpa pronto a fare scudo contro i nemici degli animali, e che dunque io tenda a rilassarmi nella bambagia, ad assaporare beato la gioiosa innocenza della vita terrena.
Se davvero fosse come lei dice, non avrei elaborato quell’articolo e non farei neanche parte del direttivo tecnico di una organizzazione scomoda per definizione, quale l’AVA.
Chiaro che non mi sento protetto, e che auspicherei una molto maggiore e coerente incisività dell’Enpa sullo scenario protettivo-animalistico italiano.
La coscienza della gente di strada invece è proprio quella da lei accennata.
Non bisogna infatti cullarsi sul fatto che c’è l’Enpa, per cui stiamo tutti tranquilli e beati.
La sua osservazione è arguta e pertinente, e la condivido appieno.

Veniamo al nocciolo della mia critica, che è l’iniqua e ipocrita distinzione tra animali e animali

C’è da dire però, e qui vengo al nocciolo della mia critica, che esiste in questo paese, e su questo le garantisco di non nutrire alcun dubbio, una cultura generalizzata, diffusa, concreta e che si taglia col coltello, secondo la quale ci sono distinte categorie di animali:

a) Animali di serie A: animali domestici tipo cani e gatti delle diverse razze, cavalli speciali, equiparati a    
                                    membri della famiglia
b) Animali di serie B: animali domestici di contorno, tipo canarini, pappagalli, animali esotici
c) Animali di serie C: animali selvatici terrestri e acquatici protetti (da cacciare con limitazioni)
d) Animali di serie D: animali selvatici terrestri ed acquatici non protetti (da cacciare liberamente)
e) Animali di serie Z:  animali senza anima, senza nome, senza padre e madre, senza dignità, ovvero bestie
                                    da soma e da ingrassamento rapido, da trattare come si vuole, e da ammazzare dove,
                                    quando e come si desidera (bovini, suini, equini, ovini, caprini)

Per i robot da ingrassamento rapido e macellazione, ricordo qui la battuta cinica, ma franca e illuminante, del commerciante di bestiame americano Henry Pace, nei riguardi di un vegetariano animalista che lo contestava:
Non mi fate né caldo né freddo. Per me una mucca è un oggetto inanimato, come un frigorifero o un mobile. Devo venderlo e trarne un profitto. Non appartengo mica a un ente di protezione o a una società benefica. La mia è una impresa commerciale basata sul profitto. Punto e basta.

L’Enpa non è nata ieri. Si chiama Ente Protezione Animali, non Ente Protezione Animali Domestici.
Ipotizzo dunque una concreta latitanza protettiva verso gli animali di serie Zeta.

Siccome in Italia l’Enpa non è nata ieri, e nemmeno ieri l’altro, e siccome essa non può non includere nella sua filosofia esistenziale anche un ruolo formativo socio-culturale, un ruolo educativo sull’argomento che è alla base della sua stessa denominazione  Ente Protezione Animali, non credo che l’ente da lei oggi diretto
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possa lavarsi storicamente le mani e dire semplicemente,  non c’ero, non c’entro, seguo i regolamenti che lo stato stabilisce, anche se è possibile che le direttive statali tengano le mani legate al suo ente e gli impediscano di andare al di là di certi limiti.
Perché, se Lei fa davvero questo discorso, la mette su un piano di pura burocrazia amministrativa.
Non ce l’ho contro di lei, né contro alcuna persona in particolare. Non ne avrei motivo.
Parlo semmai di deficienza, assenza, colpevole assenteismo culturale, latitanza protettiva istituzionale nei riguardi dei settori C, D e Z, sopra elencati.
Non ho ahimè 20 anni, e dal dopoguerra in poi ho intravisto e percepito diversi segnali positivi dell’Enpa, ma sempre e solo nei riguardi degli animali di prima e seconda fascia, quelli che in pratica sono già abbondantemente protetti, se escludiamo casi specifici di maleducazione e di irresponsabilità vacanzofila.
Mai, ripeto mai, una presenza, un piccolo accenno di intervento, un documento a favore delle fasce non  protette, per le quali noi vegetariani-animalisti combattiamo.

I veri aguzzini stanno intorno e stanno in alto. Si metta pure il cuore in pace.

E’ bellissimo e commovente vedere dei vigili del fuoco, armati di scale e veicoli speciali, mettere a repentaglio la propria incolumità, per salvare un gattino che sta per cadere da un cornicione, o per un cane finito in qualche anfratto.
Ma è altrettanto infame vedere animali della categoria Zeta, vergognosamente incatenati nei penitenziari chiamati stalle, circondati da ex-agricoltori divenuti, per venalità ed evoluzione della specie, autentici aguzzini.
Animali che, ignari e atrocemente traditi dai farisei che gli porgono del cibo, portano addosso una targhetta che porta la data della loro prossima esecuzione, vale a dire un certificato di morte certa mediante complotto e assassinio, approvato e raccomandato dal ministro delle Politiche Agricole, dal Ministro della Salute, dal Ministero della Giustizia, dai vari Sottosegretari, dagli Enti Regionali, dai sindaci e dagli assessori.
Ratificato e benedetto con l’acqua santa, mi pare ovvio, da parte delle curie arcivescovili di competenza.
E’ tutto lì il mio articolo, dr Gualano.

Non esiterò a confermarle le mie scuse anche di persona

Per il resto, se Lei si è  risentito per quel  Edca (Ente Condanna Definitiva Animali) o per qualche altro termine pepato, si trattava solo di battute di contorno, e non ho difficoltà a chiederle scusa su tutto questo.
Spero anzi di poterla incontrare un giorno e stringerle la mano, a testimonianza che ogni fastidio eventualmente arrecatole è del tutto gratuito, non dovuto e non voluto.
Nel complesso, con tutta sincerità, ho apprezzato molto che Lei abbia reagito esprimendo il suo commento.
Questo le fa onore.
Questo dimostra che Lei è persona quantomeno sensibile, e non il solito dirigente burocrate che sta nella sua torre d’avorio a crogiolarsi nel privilegio e nell’indifferenza.
Quanto ai documenti sulle norme e sulle competenze, non occorre che me li spedisca, non è quello il mio problema.
La ringrazio per l’attenzione

Valdo Vaccaro
(Membro della Direzione tecnica dell’AVA, Associazione Vegetariana Animalista, Via Cesena 14.
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