Il tumore al seno e il bicarbonato di Simoncini – pt 2

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di Valdo Vaccaro

 

 16 November 2008

 

Il medico italiano dr Simoncini premiato a Los Angeles

 

Paolina, una lettrice romana, mi manda cortesemente un messaggio in parte condivisibile, sul fatto che la medicina si comporta spesso da macellaia e guerrafondaia contro certe malattie, e in particolare contro tumori e cancri.

Mentre invece, aggiunge, esistono bravi medici che vanno controcorrente e a volte vengono persino premiati.

E mi riporta il caso del dr Simoncini, radiato in Italia dall’Ordine Medico (Ti pareva? commenta la mia interlocutrice). Dr Simoncini che sta ricevendo grossi riconoscimenti negli Stati Uniti, nell’ambito della 36° Annual Convention di Los Angeles sul cancro.

Simoncini è stato premiato poiché sta lavorando alla cura del tumore, e si propone di debellare la terribile malattia chiamata tumore con soluzioni di bicarbonato di sodio.

Quando un italiano si distingue e trionfa all’estero è giusto per noi inorgoglirci, e sapere che continuiamo a primeggiare nel mondo, che la vena dei Leonardo, dei Galilei, dei Volta, dei Marconi, dei Fermi, dei Zichichi, dei Rubbia non si è ancora esaurita.

Ma ho pure avvertito la gentile lettrice che in questo caso c’è ben poco di che rallegrarsi.

Non so il motivo per il quale Simoncini sia stato radiato da noi, e non so neppure se meritasse o meno tale trattamento. Non lo conosco di persona e dunque non lo posso giudicare.

So però che in questa faccenda del carbonato egli si sbaglia di grosso.

Poco importa che abbia portato dei casi a favore. Per dimostrare tesi non bastano 2-3 casi, e neanche 30. Ci vuole molto di più.

E, quello che ci vuole soprattutto, è il rispetto della logica.

Se uno mi porta anche cento sue prove secondo cui una pallina tonda, posta senza ostacoli su un piano inclinato, non va giù e si ferma a metà strada, potrà anche inginocchiarsi e pregare perché gli creda, ma non gli darò ugualmente retta.

Non è il dr Simoncini che è impossibilitato a sconfiggere il cancro e il tumore.

E’ l’uomo, l’umanità intera. Nessuno mai al mondo sconfiggerà cancro e tumore, se non evitandoli.

L’unico al mondo in grado di far eventualmente regredire il tumore è il sistema immunitario, non il medico scadente, e neanche il super-medico numero uno al mondo.

 

– 2 –

 

Il micidiale e macroscopico errore non sta tanto nel bicarbonato, o nella camomilla, o nei fondi di caffè, o nel fungo cinese, o nell’urina di pecora che aveva fatto affluire mezza Italia intorno al dr Di Bella negli anni scorsi (pure lui stracarico di prove fasulle a suo favore), ma nella testa dei ricercatori, ed anche nella testa (o nel portafogli) di chi organizza queste Convention e di chi distribuisce premi a nuove ricette e a nuovi eroi.

Non basterebbe un volume di 100 pagine ad elencare compiutamente le soluzioni definitive e rivoluzionarie ottenute da medici e simil-medici nell’infinita corsa contro le malattie e contro il cancro in particolare.

Ma, alla fine, si volta pagina e si dimentica, sempre in attesa che spunti una nuova soluzione, ancora più avanzata, ancora più illusoria. 

 

Tumore e cancro, cose totalmente diverse

 

Nei tempi andati esisteva una netta differenza tra tumore benigno e tumore maligno (o neoplasia o cancro), e questo distinguere era determinato da considerazioni logiche e verificabili nei fatti.

Certe escrescenze, certi indurimenti, certe abnormi proliferazioni cellulari, potevano essere estirpate senza troppe conseguenze, e altre no. E per queste ultime si coniò il termine cancro.

L’America, che da decenni è diventata, a volte con merito e altre volte meno, direttrice d’orchestra mondiale in medicina-farmacologia-patologia (ma mai in salute e nutrizione), ha deciso che non esistono differenze e che ogni ciste, ogni tumorino che a volte va e a volte viene, persino ogni gonfiore e ogni indurimento sospetto, vanno catalogati come cancro punto e basta.

Un colpo di spugna su tutti i nomignoli e i casi particolari, e una nuova terminologia sintetica e semplificante: cancro.

Perché ha fatto questo? Non certo per amore della sintesi e della semplificazione, o per rispetto alle Accademie della Crusca americane. Se fosse così, avrebbe da tempo messo mano al bisturi per eliminare le 29990 malattie in sovrannumero elencate sul ridicolo menù da 30000 della medicina sintomatica.

Lo ha fatto invece per motivazioni ben più serie e venali.

Perché cento ricoveri misti per indurimenti, gonfiori, cisti, tumori e cancri, darebbero luogo a soli 20 interventi chirurgici e a 80 banali, incerte e miserabili cure e degenze, mentre 100 ricoveri per cancro danno luogo alla bellezza di 100 interventi grandi e piccoli, ma tutti classificati alla voce cancro.

Ovvio che agli ospedali americani, guidati con criteri manageriali e mercantili, fanno molto più comodo gli interventi e non le cure.

Con le cure non si guadagna niente, si prendono le briciole, si diventa dei dozzinali e insulsi alberghetti di periferia, buoni al massimo per le operatrici sanitarie, le suore e gli infermieri.

Ma se c’è invece un bisturi che taglia, un anestetico che addormenta, e un ago che ricuce, ecco che scatta magicamente il premio assicurativo-sanitario e i 40000 US$ previsti per ogni seria operazione

estirpatoria.

 

L’invadenza e il terrorismo medicale che si alleano con la famiglia e le istituzioni

 

E’ da lì esattamente che partono tutte le campagne per portare l’intera cittadinanza davanti all’apparecchiatura diagnostica, a farsi uno screening, una analisi, un controllo.

Con tutta la carne e tutto il latte che consumano in America c’è molto materiale da pescare e da raccogliere.

 

– 3 –

 

Mica sono tutti Mormoni, Avventisti, Ehretiani, Sheltoniani, Vegani! Mica tutti sono artisti traditori di Hollywood (ben gli sta che il fuoco gli bruci le ville in California), che non vengono da noi e vanno a farsi curare nelle cliniche dell’aria, del sole e dell’acqua distillata (come cura tumore-riducente e tumore-scomparente), e delle arance, ciliegie, radicchio, ravanelli e avocado (come cura ricostituente e ripristinante)?

Per fortuna esistono tuttora i bravi coglioni, i pesci bonari e rispettosi che abboccano senza fare troppi casini, altrimenti ce ne dovremmo andare tutti a casa.

Questa più o meno l’aria che tira nell’ambiente medico statunitense.

Fatto sta, quando l’americano medio fa un controllo, il più delle volte, almeno due su tre, gli trovano qualcosa. E al che scatta un meccanismo micidiale:

 

A) Gli arriva a casa una raccomandata RR dell’ospedale, dove gli si dice che è stata rilevata una irregolarità nelle sue lastre, e che deve pertanto ripresentarsi entro il termine di 5 giorni, per ulteriori controlli.

Se obbedisce, tutto va liscio, cioè gli riconfermano il problema, danno un nome e cognome al suo cancro, lo operano per bene (sono attrezzatissimi e bravissimi in questo, e per loro è una sciocchezza, è meno che togliere un dente dal dentista), se ne torna bello a casa con buona scorta di antibiotici, di ricostituenti e di integratori, e va allegramente a far parte statisticamente di quella popolazione americana operata di cancro che rivela una sopravvivenza media di 3 anni (sopravvivenza media significa che qualcuno ne vive 10, qualcuno 2 e qualcuno 2 mesi, tutti comunque reduci da intervento perfetto e da 10 e lode per i cancerologi).

 

B) Se rifiuta di tornare in ospedale entro i 5 giorni, l’ufficio sanitario (o l’Inquisizione medica stile Chiesa medievale) manda una raccomandata RR non a lui ma ai suoi familiari più stretti, ammonendo la famiglia che il loro caro, pur avendogli segnalato il problema con altro urgente avviso, non si è presentato in ospedale.

 

C) Se nonostante le immaginabili pressioni familiari, non si presenta entro la data prescritta, parte una terza raccomandata-ultimatum, indirizzata stavolta allo sceriffo della contea, i cui poliziotti (che sono i carabinieri d’America) hanno l’obbligo legale a quel punto di bussare a casa del malcapitato e di sentire le sue ragioni, di fargli rispondere a un questionario, e di firmare un documento dove egli dice che si prende ogni responsabilità per quello che potrebbe succedere alla propria salute.

 

Alla fine di questo traumatizzante e persecutorio procedimento, c’è della gente che eroicamente tiene duro e che si dà agli psico-farmaci per superare la paura e la tensione, e c’è altra gente che cede e si fa operare (e presenta, come dicevamo, una resistenza media in vita di solo 3 anni).

I non-operati, i rifiuta-bisturi, quelli che hanno reagito mandando alla fine al diavolo medici e ospedali, finiscono nelle statistiche a sopravvivenza media di 11 anni (paradossalmente fornite dagli stessi ospedali, e questo è il buono dell’America).

Undici anni che stanno a significare gente che ne vive 30 e altra che ne vive 3, come succede poi nella normalità degli esseri umani comuni, quelli che rifiutano saggiamente persino la prima visita di controllo.

 

La fallace mentalità della medicina. La confusione tra malattia vera e sintomo apparente.

Scienza Medico-Igienistica e Tecnica Medicale Dominante a confronto.

 

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Il tumore, come tutte le malattie classificate non gravi, non è la vera malattia, ma è soltanto un sintomo localizzato, consistente in una proliferazione di cellule sensata, mirata, misurata, equilibrata, giustificata.

Una proliferazione dovuta a diversi possibili fattori scatenanti, che possono essere una ulcerazione, una grave scottatura, una lesione, un trauma ripetuto, un punto di raccolta o di spurgo veleni interni intrattabili.

Una condizione a volte stabile e da accettarsi, e a volte capace di andare e venire, di scomparire da sola o anche col facile aiuto di qualche salutista-digiunista, a seconda del grado di pulizia interna del soggetto.

Le terapie giuste per il tumore sono quelle solite applicabili a tutte le malattie costruttive e non degenerative.

Nella visuale igienistico-naturale  primeggia e impera ovviamente il principio chiamato  Cura della 

Non Cura.

Che non significa ovviamente abbandonare il soggetto a sé, ma insegnargli a rispettare meglio il proprio corpo, a smettere di torturare l’organismo con cibi e stili di vita assurdi, e a sottoporsi magari a un periodo di assoluto riposo fisiologico (digiuno totale).

Può la malattia essere mai curata esternamente da qualcuno che, per bravo che sia, ci capisce sempre poco, mentre possediamo all’interno meccanismi perfetti e medici strabilianti in grado di riequilibrarci?

Deve la malattia essere mai curata?

La risposta della  Scienza Medico-Igienistica, in dura lotta ideologica con la Tecnica Medicale Ufficiale e Dominante, è assolutamente negativa.

Questo è il motivo per cui l’Igiene Naturale Americana, la ANHS (American Natural Hygiene Society),

ha divorziato ufficialmente intorno al 1850 dalla tecnica medica, portando con sé centinaia e migliaia di medici speciali di livello superiore, educatori straordinari, benefattori e non sfruttatori del mondo, tipo Tilden, Trall, Graham, Shelton e tanti altri.

Questa è pure la ragione per cui molti importanti medici europei tipo Arnold Ehret e tipo lo svizzero Bircher si sono ribellati e hanno dato luogo a movimenti storici e a cliniche alternative, di cui oggi fanno frequente uso i cinematografari, i grossi industriali, i Maradona, e spesso, non senza qualche malcelato imbarazzo, gli stessi medici.           

 

La natura positiva e scientifica della malattia e la superstizione medievale della cura

 

Il concetto di cura viene raramente connesso col concetto di causa, nella mente della gente e in quella degli stessi medici comuni.

Tutti focalizzano le proprie attenzioni sul curare la malattia (che è poi un curare il sintomo e non la vera malattia che si nasconde gelosamente dietro di esso).

A nessuno viene in mente un fatto essenziale, e cioè che  curare le malattie non è per niente sinonimo di  ripristinare la salute

Le due cose sono purtroppo totalmente diverse, e spesso addirittura opposte ed antitetiche.

Tutto nasce dall’equivoco che si fa sulla natura della malattia.

Se siamo condizionati e inquadrati, se siamo abituati da anni a pensare alla malattia come a una cosa, a una entità, a qualcosa di terribile che possiamo prendere da qualcosa o qualcuno, a  qualcosa di maligno a cui siamo esposti e suscettibili, da cui dobbiamo difenderci e a cui dobbiamo resistere, allora è ovvio che saremo portati a combattere, a superare, a sradicare, a odiare, a operare e curare la  brutta bestia che è per noi la malattia stessa.

 

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Ma curare la malattia non è altro che una perniciosa forma di superstizione, che non solo produce molti danni, ma che è anche operazione impossibile in termini logici, nel senso che tu, medico o terapista, non puoi cambiare o modificare un meccanismo interno perfetto, ma puoi solo intralciarlo e ritardarlo.

Per la tecnica medicale comune la malattia è il nemico, il virus, il batterio, tutte perfette eredità e continuazioni logiche di quello che era lo spirito maligno e le arie mefitiche della medicina dei sacerdoti-medici medievali.

La natura della malattia, per la Scienza Igienistica Naturale, è invece difensiva, rimediale, eliminatoria ed adattiva.

Non un nemico da combattere, ma un angelo custode interno da ascoltare e rispettare con mille riguardi.

Essa rappresenta un tentativo costruttivo del corpo per ripristinare la normalità quando l’organismo è stato disturbato da qualche causa esterna che si è poi ripercossa internamente, producendo un disequilibrio ed una emergenza.

Se una persona inghiotte un veleno e seguono dei conati di vomito, è chiaro che il vomito stesso è un atto difensivo ed eliminatorio, e serve a salvargli la vita.

Se si intervenisse contro quel vomito ammazzeremmo il paziente. Questo è solo un esempio.

La malattia non è qualcosa da curare o qualcosa che può essere curato.

Se cura significa stare bene o recuperare la salute, allora  la malattia stessa è il processo di cura, quella che ci porta dritti alla salute.

L’errore dei vari sistemi, delle varie scuole terapeutiche, mediche e non mediche poco importa, non è necessariamente nei metodi e nelle sostanze che esse usano per curare le malattie.

L’errore fondamentale sta già nel loro stesso tentativo di curare le malattie.

Se la malattia è una logica interna, se essa è il nostro medico infallibile (e infatti lo è), non si può curarla, ma si deve capirla, accoglierla benevolmente e senza paura, coadiuvarla, riverirla.

Essa non è una malattia ma una benettia.

Non ci riferiamo ovviamente alle ferite e ai traumi da incidente stradale o sul lavoro, a emergenze da pronto soccorso bisognose di adeguato intervento, o ai miglioramenti e agli aggiustaggi delle sale dentistiche e a quelle  migliorative con giudizio delle sale oculistiche e otorinolaringoiatriche, spesso alle prese con situazioni dove l’intervento, la riparazione, la consultazione, sono auspicabili ed indispensabili. 

Assistere, coadiuvare, a volte rimediare e riparare con coscienza e intelligenza, incluso l’arrecare danni temporanei leggeri (causati da qualche farmaco di cui non si può fare a meno, come l’anestetico), in funzione di guadagni fisiologici futuri, è diverso che curare e andare contro la malattia.

Siamo infatti qui nel campo delle pratiche sensate e ragionevoli.

In questi casi si va contro situazioni e contro impedimenti-rotture-guasti che sistema immunitario e sistemi di riequilibrio interno non potrebbero risolvere.

In altre parole, la Cura della Non Cura va intesa e interpretata con acume e non alla lettera.

 

Il dramma scandaloso e immane del falso cancro al seno

 

La medicina, campione imbattibile di patologia, regina incontrastata del suo reame spazza-sintomi, e nel contempo analfabeta incurabile in fatto di salute, non ha solo occupato in pianta stabile ed esclusiva il settore patologico e terapeutico, ma ha preteso di accalappiarsi per intero pure quello preventivo.

 

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Solo che prevenire significa non ammalarsi affatto, e non, come interpreta abusivamente l’Ordine Medico,  fare delle visite, scoprire qualcosa in tempo e poi andare a farsi operare prima che sia troppo tardi (e il tutto secondo le ideologie, gli interessi e i comodi di quel tipo specifico di Ordine vessatorio, spaventa-umani e tormenta-femmine, legato mani e piedi ai produttori di strumenti di analisi, ai fabbricanti di farmaci, agli istituti di rifacimento e rimodellamento del seno).

Prevenzione, lo ricordiamo di nuovo, ha tutta un’altra valenza.

Prevenzione significa cambiare stili di vita, cambiare ideologia carnivora, diventare vegetariani e fruttariani, non ricorrere mai o quasi mai a medici e a farmaci, mantenersi sani (vegetariano deriva non da vegetale ma da vegetus, che significa sano), in modo tale che non arrivino squilibri e sintomi patologici.

Prevenzione non significa essere torturati dai monatti dei centri di controllo e poi seviziati nelle sale operatorie, dove ti convincono alla fine, in un trionfo galattico di ipocrisia, che ti hanno pure salvato la vita.

Questa non è prevenzione, questa è una farsa e una presa per il culo della prevenzione.

Tant’è che una delle spese più pesanti della medicina di oggi, sono le campagne pubblicitarie lanciate in favore della  Diagnosi Precoce. Soldi pubblici sprecati contro il pubblico.

Soldi pubblici impiegati per entrare nelle case delle persone, dichiararle a grave rischio, costringerle a farsi visitare e possibilmente a farsi operare.

Non siamo all’inciviltà delle tre raccomandate RR dell’Oltre Atlantico, ma poco ci manca. Abbiamo imparato assai velocemente quella lezione.

Come abbiamo copiato le loro stalle e i loro macelli, così stiamo imparando le loro pratiche mediche ed extra-mediche.

Lo stile terroristico della scuola americana ha fatto dunque scuola.

Quante donne al mondo sono state sfigurate orribilmente nella loro parte più femminile, graziosa e qualificante? Quante sono state persino indotte a dire grazie ai macellatori che le hanno ridotte in quello stato?

 

Le cose che la medicina ignora e quelle che non vuole che si sappiano.

Una risposta raggelante a tante domande dolorose e inquietanti.

 

Perché mai la medicina non rivela al mondo intero le cose che già sa, o che se non sa dovrebbe urgentemente imparare, e cioè che il cancro al seno il più delle volte non è cancro al seno, ma solo innocente, costruttivo e guaribilissimo tumore al seno, determinato dalle diete latte-ovo-carnivore che essa stessa ha paradossalmente raccomandato per anni, scordandosi che la pro-lattina o l’IGF-1 più la caseina sono le sostanze scatenanti della infiammazione mammellare, scordandosi che il 30 percento di tutti i cancri allo stomaco derivano dal  bacillus suipestifer (carne di maiale) e dallo streptococcus bovis (carne di bovino), e che i cancri all’intestino derivano dalla aldeide malonica derivata dalla cottura di tutte le carni bianche, rosse e ciclamino? 

Perché non si dice che le alternative precise ed efficaci esistono?

Perché non si dice che la vera prevenzione non è andare a fare esami in ospedale, ma esaminare e controllare minuziosamente quello che si mette in bocca, sia esso latte integrale organico (causa di tumore) o latte alla melammina (causa di triplo tumore, incluso quello al sistema renale ed escretorio)?

Perché non si dice che queste persone, mandate sotto i ferri, non hanno cancro e che il loro corpo si riequilibrerebbe senza operazioni e senza farmaci non appena la smettessero di comportarsi da lanzichenecchi contro il proprio corpo?

 

– 7 –

 

Perché non si dice che, volendo attuare una terapia tumore riducente e tumore-risolvente, bastano pochi giorni di banale riposo fisiologico totale, di digiuno e acqua distillata, come avviene nelle cliniche igienistico-naturali di mezzo mondo?

La risposta a tutte queste domande esiste, ed è di quelle che fanno raggelare il sangue.

L’acqua distillata, l’aria e il sole, il riposo, non sono merci, non costano. Non si può con loro costruire un sistema, far quadrare un bilancio, pagare stipendi e tredicesime.

Ci sono apparecchiature di analisi negli ospedali d’avanguardia che costano miliardi.

Esistono pure unità radiologiche mobili per lo screening mammografico.

Devono lavorare intensamente per ammortizzare i loro costi.

Ci sono chirurghi abilissimi, che sono stati formati e progettati per tagliare e sezionare, non per fare digiuni e dare suadenti consigli ai pazienti in cura.

Ci sono cliniche per la ricostruzione del seno e industrie per la produzione del silicone.

Tutti devono marciare e arrivare in forma a fine mese.

Non torneremo mica indietro ai tempi di Marco Caco?

Viva le donne col seno mozzato, col seno rifatto e col seno siliconato. 

Viva i medici trasformati loro malgrado in tanti Jack Lo Squartatore da sala chirurgica.

Il sistema prosegua e prolifichi, con i buoni auspici e le benedizioni della Pfizer, della Bayer, della Novartis, della Merck e compagnia bella.

 

La farsa dei premi e dei Nobel. Il premio a Montagnier e la pernacchia a Duesberg.

 

Hanno premiato Simoncini negli Usa? Complimenti e felicitazioni.

Non sappiamo, dicevamo, perché l’Ordine lo abbia radiato in Italia.

Ma di una cosa siamo certi. Ed è che uno che si propone di curare, non diciamo il cancro, ma anche il semplice raffreddore, con il carbonato, merita non solo il riconoscimento delle autorità americane, ma pure il Premio Internazionale della Furbizia, dello Scherzo e dell’Umorismo.

Le  Annual Conventions sul cancro sono autentiche farse tenute in piedi ad arte al fine di spillare altri soldi ai contribuenti degli stati che le organizzano.

Ogni nuova idea e ogni nuova illusione fa mucchio e fa volume, porta comunque fieno alla cascina del cancro-business.

I casi tanto sventagliati e pubblicizzati, come quello della tennista Lea Pericoli, esaltata per decenni come sorridente e sana immagine, come fulgido esempio di operata e sopravvissuta felice alla mastectomia, alla rimozione totale della mammella, non sono cancri al seno, ma semplici tumori, guaribili senza farmaci e senza bisturi, quindi da non operare.

Come sempre, si dirà che non è vero, o che manca comunque la controprova (quella manca sempre).

E allora si vadano a controllare le decine di migliaia di donne salvate in quel modo, cioè salvaste dal bisturi e dalla chemio, dal dr Herbert Shelton e dai suoi allievi igienisti americani ed europei, e si vedrà che le tette delle donne, e non solo le tette, vanno protette, salvaguardate, accarezzate, difese ad ogni costo.

Non è poi che Shelton le abbia salvate.

Non è nemmeno che qualche particolare cibo abbia fatto il miracolo, perché pure il cibo non ha la magia di fare guarigioni miracolose, ma solo di nutrire correttamente quando è giusto, e di intasarti o avvelenarti quando è sbagliato.

Autrici della guarigione sono state le stesse donne che hanno usato la testolina e l’intelligenza, oltre che la passione e la voglia di guarire.

 

– 8 –

 

Hanno fatto piazza pulita di tutte le idee distorte che gli erano state messe nel cranio, e si sono umilmente prestate a un processo di auto-purificazione bio-chimica, il quale ha permesso al loro sistema immunitario e ai vari loro sistemi di riequilibrio interno di fare appieno il loro corso.

Perché, ricordiamocelo bene, il nostro corpo non va mai contro sé stesso, a condizione di lasciarlo lavorare correttamente.

Il corpo non va contro sé stesso nemmeno quando ha deciso che non c’è niente da fare e punta decisamente a morire nelle fasi finali del cancro.

Tant’è vero che un digiuno terapeutico in condizioni cancerose porta addirittura a morire prima, accorciando pure le sofferenze.

L’esatto contrario dell’accanimento terapeutico.

Purtroppo le coppe, i trofei, persino i Nobel, sono tutti carichi di magagne e di umane debolezze.

L’unico premio affidabile e credibile, coi tempi che corrono, lo potrebbe indire un solo ente, l’Ente Supremo, il quale sa per certo chi merita e chi demerita.

L’ultimo eclatante caso è quello del Nobel a Montagnier, ulteriore trionfo della corruzione e della vergogna.

Ovviamente, il prossimo anno sarà la volta di Robert Gallo, non fosse altro che per bilanciare politicamente il conto tra Stati Uniti e Francia.

Al prof Peter Duesberg, che li ha smascherati scientificamente entrambi, come strumenti del maggiore imbroglio mai organizzato ai danni dell’uomo, di quella carnevalata mondiale chiamata Aids, non gli daranno nemmeno la medaglia di cartone, e gli faranno magari perdere la cattedra di biologia molecolare e cellulare alla Università californiana di Berkeley, anche se nessuno gli potrà mai togliere il suo palmares di pioniere mondiale nella ricerca del retrovirus e di primo scienziato ad aver isolato un gene del cancro. 

Personalmente, non sono in corsa e tanto meno in pretesa di alcuna targa e di nessun trofeo, se non quello importantissimo e ultra apprezzato dei pochi (ma in crescita) lettori che mi sostengono.

Ma se un giorno, per sbaglio clamoroso, dovessi ricevere un riconoscimento ufficiale, sarei costretto a preoccuparmi seriamente, e a chiedermi: Dove hai mai sbagliato? Chi hai mai favorito? In quali punti ti sei corrotto e hai imbrogliato gravemente, per ricevere tale premio?

 

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

 

                                                                                                                                                                                                     

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